lunedì 2 novembre 2009

Sette settembre

Dopo l’intensità della prima giornata in Mongolia, dopo essere usciti dalla sua unica città per scoprire il vuoto, aver trovato alloggio in una tenda di feltro con le fotografie dei cavalli e del Dalai Lama, aver consumato parti della capra più gustosa della mia vita, verso le 9 di sera, la batteria d’automobile che tiene viva la luce nella nostra ger comincia a farci capire timidamente che lei ora non serve più. Si spegne a poco a poco, mentre Oleg è già collassato, per primo come da prassi, e Tomas e io continuiamo a riflettere sulle ragazze e quanto sia moderno essere piantati su Facebook.



Lui si trattiene, non pronuncia frasi troppo importanti, mi ha confessato che la ragazza olandese con la quale sta da due mesi gli ha rivelato di stare con lui per gioco. Anche se pare che dalla sua partenza i messaggi che gli manda siano sempre più nostalgici, è stato già bruciato in passato e non ci tiene ad essere ricordato come quello delle ultime parole famose.

Io sento già il sapore di una nottata insonne, sulla mia panca di legno con strati di tappeti, coperto da un sacco a pelo. Mi lavo i denti senza dentifricio, dopotutto mio padre, che fra canini e molari ci lavora, mi ha sempre detto che non fa molta differenza. Eseguo l’ultima pisciata al gelo, puntando verso la luna piena che illumina la sabbia di un colore giallo sabbia. Cerco di commuovermi per lo scenario che ho davanti, ma faccio fatica. Il freddo è dentro e fuori.

Solo il feltro della tenda riesce miracolosamente a creare per noi una bolla un po’ più tiepida. Appena la luce si spegne completamente mi rassegno all’insonnia.
Comincio subito a pensare. Dopotutto l’evento rimane ancora misterioso. Cosa può essere successo in questa settimana senza contatti? Perché questa modalità così triste? Non è da lei, deve essere stato qualcosa di destabilizzante, una calamita contro il quadrante della sua bussola, in grado di spostare gli equilibri.

Penso a Francoforte e al ragazzo della sua amica, un napoletano verboso e intellettualoide (e io stesso incarno la conferma che le piacciono quelli così) che già le aveva annunciato di preferire lei alla sua compagna attuale. Per la prima volta in vita mia sono geloso, anche se è più un caso di “se devi farlo, per favore almeno non con lui”.

Penso che se solo fosse possibile sentirla, almeno per capire cosa è successo…
Penso che teoricamente la cosa sarebbe possibile. Dopotutto il telefono di Tomas funziona, ma non posso svegliarlo e chiedergli di usare il suo prezioso credito.

“Tomas?” "Darf ich mal dein Telefon ausleihen?” Credo che se lo aspettasse, perché la sua voce non suona stupita né scocciata. Si alza, vedo solo il guscio lucido che passa nella mia mano, digito il numero olandese, identico al mio fino alla penultima cifra, blatero impacciato un’offerta di risarcimento in euro, corone, tugrik o yuan.

Non mi aspetto che K risponda. Ad Amsterdam sono le 4 del pomeriggio, lei è un’impiegata modello e solitamente si tiene alla larga dal telefono. Anche se non è spento e il rumore della vibrazione è sufficiente per essere percepito, non è comunque detto che abbia il permesso di rispondere.



K risponde. Con un “h’lo” multifuzione, valido per tedesco, inglese e olandese. Mi è sempre piaciuta la sua voce al telefono. Ha una melodia che sa di anni di coro popolare, con alti molto intonati. La sua voce da sola mi rincuora comunque subito, qualsiasi cosa mi voglia dire.

È sorpresa di sentirmi, reazione non inattesa. È piuttosto il suo tono, pacato, come se niente fosse cambiato fra di noi.

Non le chiedo come sta, le chiedo subito ragioni. È stupita. Dice di non sapere di avermi lasciato, dice di aver semplicemente nascoso alcuni dati sul suo profilo, tra cui quello relativo alle relazioni. Dice di non essersi accorta del messaggio che dichiara che “K is no longer listed as in a relationship” e cambia tono. Ora piange. Si sente sola, dice. Non ha ricevuto nessuno dei messaggi che lo ho mandato dal telefono di Tomas nei giorni scorsi e l’email, beh, io le avevo scritto che per alcuni giorni non avrei potuto controllarla. Per questo non aveva risposto.

Spengo il telefono e Tomas, che dal suo letto ha carpito che la conversazione in italiano ha preso un tono inaspettato, non mi lascia un secondo: “Das klang interessant!” Questo sì che suonava interessante, con il suo accento scandinavo vellutato. Gli spiego, la sua sorpresa aumenta. La mia no, rido in faccia alle cose importanti della vita e mi addormento.

3 commenti:

  1. Già, interessant.
    A posteriori ci sarebbero da fare un bel po' di riflessioni, ma mi limito a sorridere (nel senso buono, eh!) al pensiero del sollievo che devi aver provato. Attendo come sempre le prossime puntate.
    Ossequi
    Mia

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  2. È no, io non tiro un sospiro di sollievo...perché quando l´hai scritto su quel libro, di lá, eri giá tornato dal viaggio...ossignor, mi sa che non ho capito niente!
    claudia

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  3. No no, Claudia, hai capito bene, il mollamento poi c'è stato. Ho sorriso al pensiero del sollievo, anche se solo momentaneo... assurdo, forse, ma istintivamente l'ho provato anch'io. Potenza della scrittura.
    Ossequi
    Mia

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