domenica 1 agosto 2010

L’Uzbekistan c’è, ma non ci si pensa. Lo nomino, da anni, per scherzo, quando è bene gettare nella conversazione il nome di un posto lontano, o semplicemente assurdo. “Dove abiti?” “Diemen: tra Oosterpark e l’Uzbekistan”. “Politici onesti? Forse in Uzbekistan”.
Era diventato una specie di tormentone, l’Uzbekistan, usciva spesso nelle conversazioni. Non era un paese, ma una metafora.

Poi, un giorno, nell’inverno quando si pensa all’estate per trovare motivazione a resistere, io e Lilù parliamo di cosa fare e si dice di fuggire dal lavoro opprimente. Maldive? Naa, diciamo Vanuatu, Lesotho, anzi Uzbekistan.
E poi a febbraio ho visite: vengono Nicola, l'amico mio di Roma, e Tomas, il mio fratello scandinavo, col quale ho attraversato la Siberia.
Sento che è il mommento di anticipare a Lilù i miei piani. Io e gli altri pensiamo al Brasile: Pelè, Garrincha, Lula, Jobim. Lilù mi guarda, ha occhi come marmo grigio, la fronte si aggrotta come il cammino di un bruco e le estremità delle labbra si abbassano. Perplessa, mi dice “Ma come, non andavamo in Uzbekistan?” “Sì, certo, in Uzbekistan ci passiamo, però prima andiamo in Swaziland”. Lei mi guarda. Esattamente nell’istante in cui si accorge di essere stata presa per il culo, io mi rendo conto che sarebbe pronta a farlo davvero.

“Aspetta, non ti prendo in giro, facciamolo”.
”Lo dici per farmi piacere, va' pure con in tuoi amici".
“No, davvero, andiamo”
“Davvero-davvero?”
“Ti sembro il tipo che spara cazzate?”
“Veramente sì”
“Vero, stavolta no però, giuro”.

E ormai sono curioso. Mi rendo conto di non sapere nulla sull’Uzbekistan. Samarcanda si sa che esiste, ma cosa c’è a Samarcanda? E il resto? Il giorno in cui diventa chiaro che il Brasile rimarrà privo di noi (Tomas ha comprato casa, Nicola non può prendere ferie), ho già cercato e trovato decine di fotografie, mi sono meravigliato davanti a Bukhara, ho scoperto l’esistenza di Khiva, ho letto articoli sulla lavorazione della seta e dei tappeti. E lo sapevate che ai tempi dei soviet l’Uzbekistan era il maggiore produttore di cotone al mondo? E che per rendere possibile l’impresa è stato prosciugato il Lago d’Aral.
Alla fine quella di andarci è una decisione spontanea.

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